Calano i
consumi ma non quelli culturali. La crisi incombe su tutti i beni di consumo,
gli italiani spendono e comprano meno tanto da preoccupare i commercianti che
vedono, anche in occasione delle festività, ridurre significatamente gli
introiti. Eppure, nonostante il clima allarmistico, davanti ai musei stazionano file di visitatori in attesa di entrare a
vedere le mostre.
E' il caso, ad esempio, di Palazzo
Marino dove in soli 14 giorni le opere di Georges De La Tour, arrivate in
Italia per la prima volta dal Louvre, hanno superato i 65.000 visitatori.
Oppure del teatro dell'Opera di Roma che dall'apertura della stagione, il 27
novembre, ad oggi ha registrato un aumento delle presenze dell'86%, con un
record di presenze ed incassi in occasione del Macbeth di Verdi diretto
da Riccardo Muti.
Non solo. Secondo i dati della Direzione
Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, da gennaio a settembre
2011 c'è stato unincremento dei visitatori nei musei, monumenti e aree
archeologiche dell'8,06% e degli incassi del 6,32% rispetto allo
stesso periodo del 2010.
"Non mi sorprende vedere che gli
italiani continuano a spendere in cultura nonostante la crisi", afferma
all'Adnkronos il direttore generale del ministero dei Beni culturali Mario
Resca. "In questo momento di crisi - prosegue - la cultura rappresenta
un elemento molto importante. Noi abbiamo un patrimonio enorme va solo fatto
conoscere. Questa richiesta di cultura da parte degli italiani è solo
l'effetto di una fortissima domanda che era latente e che noi, della
direzione generale del Mibac, abbiamo capito e intercettato in modo da dare
delle adeguate risposte".
Il sociologo Domenico De Masi osserva:
"Per noi italiani i soldi spesi per la cultura non sono mai percepiti
come uno spreco". "E' vero che nei periodi di crisi si è attenti
al portafoglio, ma tutto è relativo all'idea di come si spende - spiega - dato
che, noi italiani in particolare, non percepiamo come sprecato ciò che si
spende nei libri, nei musei e, più in generale, nella cultura". .
Per Alessandro Laterza,
presidente della Commissione Culturale di Confindustria, "i dati del
Ministero sono evidentemente positivi ma andrebbe verificata la base di
confronto col passato". "Le cifre penso siano dovute agli effetti
dell'afflusso turistico - sottolinea -. I due dati sono inscindibili e
hanno un effetto attrattivo". "Infine -conclude Laterza - c'è da
considerare un incremento fisiologico della 'domanda' culturale che rimane in
cima al paniere dei consumi degli italiani".
Roberto Grossi, presidente di Federculture,
ammette che i dati sono positivi ma avverte: ''Sul futuro rimarrei
cauto dato che il disinvestimento completo attuato dagli ultimi due
ministri, Bondi e Galan, è un segnale da non sottovalutare negli anni a
venire". Grossi invita quindi a non cullarsi sugli allori: ''E' vero che è
cresciuta la capacità di attrazione delle strutture museali e che i dati
diffusi dal Ministero sono importanti, ma andrebbero considerati lungo un arco
temporale più esteso".
Patrizia Asproni, Presidente di Confcultura commenta così
i dati: "Dal punto di vista dell'economia la cultura ha un
andamento anticiclico rispetto alle crisi. Sempre, quando c'è la crisi -
spiega -, il consumo culturale aumenta e questo ha una valenza positiva.
Avviene un riprensamento anche sociologico:meno frivolezze e più valori che
arricchiscono", conclude.
Fonte: Adnkronos
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