26 gen 2009

SETTIMANA DELLA CULTURA

Il Ministero da oltre trenta anni dedica ogni anno una settimana alla promozione del patrimonio culturale, con l’organizzazione di eventi e l’apertura gratuita di tutti i luoghi statali.
La manifestazione che quest’anno si svolgerà dal 18 al 26 aprile 2009, è alla sua XI edizione con il nuovo ciclo denominato Settimana della Cultura.
Scopo fondamentale dell’iniziativa è quello di favorire la conoscenza della cultura e di trasmettere l’amore per l’arte ad una sempre più ampia platea di cittadini che per sette giorni potranno scegliere tra mostre, convegni, laboratori, visite guidate, concerti, spettacoli, proiezioni cinematografiche e aperture straordinarie in tutte le regioni d’Italia.
La Settimana della Cultura registra, anno dopo anno, un successo crescente di eventi e di partecipazione di pubblico. A testimonianza del gradimento della manifestazione e della forte voglia di cultura che esiste nel Paese, ed è anche una risposta all’aspettativa di apertura dei luoghi dell’arte e dello spettacolo per tutte le persone e tutte le famiglie.
Con lo slogan scelto quest’anno “La cultura è di tutti: partecipa anche tu”, si vuole mettere l’accento su due concetti fondamentali: il valore inestimabile del patrimonio culturale e la sua natura di risorsa preziosa e ineguagliabile a disposizione, ogni giorno, di ciascun cittadino e tradizionalmente offerta gratuitamente per la Settimana della cultura.
Alla realizzazione dell’evento partecipano, apportando un valore aggiunto alla missione di questa manifestazione tutti gli Istituti territoriali del Ministero, gli Enti locali, Istituzioni, Associazioni, Fondazioni statali e private e il Ministero degli Affari Esteri con gli Istituti Italiani di Cultura all’Estero per la promozione e la divulgazione della settimana a livello internazionale.
Tutti coloro che vorranno aderire all'iniziativa potranno inviare le proposte alle Direzioni Regionali di competenza che ne valuteranno la validità e il loro possibile inserimento nel Sito del Ministero.
Per comunicazioni e informazioni: email settimanadellacultura@beniculturali.it
tel. 066723.2635 .2390 .2851 fax. 066723.2538
fonte: MIBAC

21 gen 2009

COMINCIA L'ERA DI OBAMA IN UN PAESE IN FESTA


Oltre due milioni di persone a Washington per assistere al giuramento come presidente degli Stati Uniti di Barack Obama.
Obama dopo la vittoria ha lanciato messaggi di speranza e di unità, ma si trova davanti un paese in ansia per la crisi economica e sfide gigantesche sullo scacchiere internazionale.
Il boato di entusiasmo di milioni di persone in una Washington in festa, le lacrime di commozione dei neri d'America, l'attesa del mondo per un cambio di rotta della superpotenza planetaria, hanno accompagnato l' inizio della presidenza di Barack Obama.
Giurando sulla Bibbia di Abramo Lincoln, l'uomo che riunì il paese e mise fine alla schiavitù, il primo presidente nero nella storia ha promesso di mettersi alla guida di una nuova era segnata dalla vittoria "della speranza sulla paura"."Dobbiamo rialzarci, scuotere la polvere di dosso, e cominciare di nuovo il lavoro di ricostruire l'America", ha detto il 44mo presidente degli Stati Uniti, auspicando l'avvento di un periodo di "responsabilità collettiva" per far fronte alle molte sfide del momento. E quasi a sottolineare la portata del compito che ora attende Obama, nel pieno della peggior crisi economica per gli Usa dalla Grande Depressione, Wall Street ha 'salutato' il nuovo presidente con un crollo del 4% del Dow Jones e del 5,61% del Nasdaq.
L'unità di sapore lincolniano e il senso di responsabilità sono stati i temi con cui Obama ha voluto cominciare il cammino, con un'implicita critica a ciò che è accaduto negli otto anni appena passati. Con George W.Bush, il protagonista al tramonto ora pensionato in Texas, Obama è stato cavalleresco, concedendo l'onore delle armi e scortandolo fin sulla scaletta dell'elicottero dell'addio. Ma in una giornata di festa di dimensioni che Washington non aveva mai visto in oltre 200 anni di storia, l'uscita di scena di Bush ha avuto le caratteristiche del calo di sipario senza rimpianti di un'amministrazione acciaccata, reso anche visivamente evidente dalle immagini di Dick Cheney in sedia a rotelle (si è fatto male alla schiena durante il trasloco).
La lunghissima giornata dell'Inauguration Day, priva di incidenti nelle strade durante il giuramento, ha avuto qualche momento di preoccupazione quando Ted Kennedy, icona del partito democratico, è stato colto da malore durante il pranzo per Obama. L'atmosfera si è fatta d'un tratto tesa dopo ore e ore di festa, prima che l'allarme medico venisse ridimensionato.
L'America si è svegliata presto per tenere a battesimo il nuovo presidente. E lo ha circondato di calore ed entusiasmo per tutti il giorno, fino alla notte dei molteplici balli che avevano il neo presidente e la First Lady Michelle come ospiti d'onore. Già alle 4 del mattino, spesso dopo una notte insonne - complici i locali aperti fino a tardi -, i fans di Obama si sono messi in marcia verso il National Mall avvolti in cappotti pesanti per sfidare i 3-4 gradi sottozero. Ore dopo, quando alle 12:04 il nuovo presidente ha messo la mano sulla Bibbia di Lincoln - in ritardo di qualche minuto sull'ora in cui, per la Costituzione, era già entrato in carica -, sul Mall secondo le autorità locali c'erano circa due milioni di persone. Altre 300-350 mila erano lungo Pennsylvania Avenue, in attesa della parata, e decine di migliaia ancora riempivano le altre strade della capitale. Numeri da record, che battono gli 1,2 milioni di persone che salutarono nel 1965 il giuramento di Lyndon Johnson in un paese che si stava riprendendo dal trauma dell'assassinio di Jfk e stava per vivere quelli degli omicidi di Martin Luther King e Bob Kennedy, e del Vietnam.
Tutte pagine di storia che hanno fatto da sottotraccia sul Mall, il gigantesco prato dove l'America custodisce le memorie sotto lo sguardo severo della statua dedicata a Lincoln, il presidente che più di ogni altro ha ispirato Obama. Un'area invasa da un mare di persone con un mix quasi omogeneo di volti bianchi e neri, sulla cui sicurezza ha vigilato un imponente apparato antiterrorismo e militare. Washington trasformata in gigantesca area pedonale, con barriere di cemento e cancellate di protezione, non ha comunque offerto l'atmosfera di una città blindata. Anche se uno dei membri del governo, il capo del Pentagono Robert Gates, era nascosto in una località segreta per prendere il comando del paese nel caso un attacco catastrofico avesse annientato la capitale. Affacciato sulla spianata del Mall, Obama ha giurato con alle spalle quattro predecessori (i due Bush, Jimmy Carter e Bill Clinton) e davanti un colpo d'occhio memorabile. "Neppure io avrei potuto creare una ripresa del genere", ha commentato il regista Steven Spielberg, tra i Vip in tribuna. Forse anche un pizzico d'emozione per lo spettacolo offerto dal Mall ha fatto impappinare il presidente della Corte Suprema, John Roberts, che ha invertito le parole del giuramento lasciando interdetto per qualche attimo Obama. Poi tutto è filato liscio e il neo presidente ha potuto concludere con il tradizionale "So help me God" (che Dio mi aiuti), snobbando le proteste da parte degli atei, che ha però subito dopo ripagato nel discorso inaugurale ricordando che l'America è un paese di molte religioni e anche di non credenti.
Per il nuovo presidente, in attesa di cominciare a firmare ordini esecutivi, il resto della giornata è stato dedicato a un bagno di folla - a tratti a piedi - su Pennsylvania Avenue, a passare in rassegna la parata e partecipare a balli. E a sera, all'ingresso nello Studio Ovale, Obama ha trovato ad attenderlo un bigliettino che Bush gli ha lasciato in un cassetto. Il contenuto? Top Secret.

fonte: M. Bardazzi - ansa

20 gen 2009

E' il giorno di Obama, America in delirio


WASHINGTON (20 gennaio) - A mezzogiorno di oggi, le sei di sera in Italia, il mondo vedrà un uomo di colore porre la mano sulla Bibbia, giurare fedeltà alla Costituzione americana, e diventare il primo presidente non bianco degli Stati Uniti. Sono molti a pensare che solo in questo Paese, che è riuscito a fare della sua diversità la sua forza, si poteva arrivare a un simile passo. Ma dietro questo passo ci sono state tante lotte e tante ingiustizie. E in questi giorni in cui ci siamo andati avvicinando all’insediamento di Barack Obama, quelle lotte sono state presenti nella mente degli americani: lo spettacolare concerto con cui domenica si è festeggiato l’insediamento è stato tenuto sugli stessi gradini su cui il reverendo Martin Luther King pronunciò lo storico discorso contro il razzismo “I have a dream” (Ho fatto un sogno). Ieri cadeva la festa nazionale in onore di King, e Obama stesso ha voluto celebrarla trascorrendo la mattinata a fare del volontariato in una casa per bambini senzatetto. E oggi Obama porrà la mano sulla Bibbia di Abraham Lincoln, il sedicesimo presidente degli Stati Uniti, che abolì la schiavitù e guidò la guerra fra gli Stati del nord e quelli schiavisti del sud. Ma il forte richiamo al passato e alle lotte per l’eguaglianza, non deve far credere che Obama abbia dimenticato la sua promessa di essere il presidente di tutti e di operarsi per il bene comune. «C'è una intera generazione che crescerà dando per scontato che il più importante ufficio al mondo è occupato da un afroamericano - ha dichiarato al Washington Post . Questa è una cosa radicale. Cambia il modo in cui i bambini neri guardano a se stessi. E cambia anche il modo in cui i bambini bianchi guardano ai bambini neri». E gli ultimi sondaggi provano che la gente crede a Obama (almeno per ora). Non solo: gli americani sembrano pronti a pazientare e a dargli tempo per realizzare le riforme che propone. C’è cioé una grande buona volontà, tanto che lo stesso partito repubblicano ha avuto parole di stima nei suoi confronti. Ieri sera, anzi, Barack Obama ha fatto quello che nessun presidente aveva mai fatto prima: ha tenuto una cena in onore del suo ex avversario, il senatore John McCain. Nelle scorse settimane, i due ex rivali si erano anche sentiti varie volte al telefono. Obama non ha fatto mistero di volere dall’anziano ed esperto senatore tutti i consigli che possano aiutarlo, in special modo a risolvere la guerra in Iraq. E McCain non si è sottratto: ora che i toni infuocati della campagna si sono sedati, i due rivali provano che si può collaborare anche da posizioni diverse. Il messaggio è importantissimo per Obama che solo con un appoggio, almeno parziale, anche del partito avversario potrà portare avanti l’ambizioso progetto di rilancio economico del Paese. Già domani, Obama si chiuderà nello Studio Ovale per cominciare il suo lavoro. E già da domani in cima alle sue carte ci saranno i due temi più caldi: l’economia e la guerra in Iraq. In tutti i discorsi che ha tenuto nei giorni scorsi, nella marcia di avvicinamento all’insediamento, Obama ha offerto un messaggio di speranza, ma lo ha temperato con un ammonimento sulle difficoltà che dovranno essere superate. Anche l’attesissimo discorso di oggi - si prevede che non superi i 17 minuti - doveva essere dedicato ai grandi ostacoli che il Paese e il mondo si trovano davanti, e doveva chiamare a raccolta tutti i cittadini perché contribuiscano a «una nuova rinascita della libertà». Come ha detto Obama in altre occasioni: «Non posso fare tutto da solo, ho bisogno del vostro aiuto». Le centinaia di migliaia di americani scesi a Washington in questi giorni di gelo, sembrano pronti a dargli ascolto, consapevoli che il Paese attraversa una delle sue più fasi più difficili. Tutti ti dicono che hanno fiducia, che Obama è un uomo saggio e intelligente che saprà agire al meglio. Oggi la giornata sarà dedicata interamente ai festeggiamenti: la parata inaugurale comprenderà 15 mila persone, e le bande musicali di 100 diversi gruppi, incluso 11 tribù indiane.
44 mila uomini della sicurezza controlleranno che tutto fili liscio, e poi la notte verrà trascorsa ballando. Feste più o meno ufficiali si tengono in tutta Washington, e Michelle e Obama faranno una comparsa e un giro di valzer in almeno dieci di esse. Fonti vicine al presidente eletto dicono che per questa notte Barack si rassegnerà ad andare a dormire molto tardi, ma non rinuncerà a svegliarsi prestissimo domattina. Alle sei sarà in piedi, per la sua solita ora sul campi di basket. Poi colazione con Michelle e le bambine. E infine l’ingresso nello Studio Ovale, alle otto, per l’inizio dell’era Obama.
fonte: messaggero

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