18 ott 2009

Allarme Made in Italy taroccato


Roma, 18 ott. (Adnkronos/Ign) - La polenta diventa 'palenta' in Montenegro, la Barbera è un comune vino bianco sugli scaffali di un supermercato rumeno, il pecorino cinese è fatto con latte di mucca mentre la mortadella Bologna in vendita negli Usa si ottiene da carne di tacchino. Sono questi alcuni degli esempi dei prodotti alimentari tipici 'taroccati' scovati dalla Coldiretti nei diversi continenti ed esposti al Forum Internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione di Cernobbio.

Una vera 'galleria degli orrori' che raccoglie oltre cento 'falsi' alimentari d'autore: dai formaggi ai salumi, dal caffè ai biscotti, dall'olio di oliva ai condimenti, dalla pasta ai vini. Ed ecco che accanto al Chianti californiano e alla Fontina svedese, si trovano la ricotta australiana e inquietanti imitazioni di Gorgonzola, Soppressata calabrese, Salame Toscano, Asiago e pomodori San Marzano 'spacciati' come italiani. Un'esposizione completa che ha l'obiettivo di fare luce sul danno perpetrato nei confronti dei produttori agroalimentari italiani e rappresentato dal fenomeno crescente della pirateria agroalimentare internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all'Italia per prodotti che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale.
''All'estero - stima la Coldiretti - sono falsi tre prodotti alimentari di tipo italiano su quattro con il mercato mondiale delle imitazioni di prodotti alimentari made in Italy che vale oltre 50 miliardi di euro''. ''In altre parole - precisa la Coldiretti - le esportazioni di prodotti agroalimentari made in Italy potrebbero quadruplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine''. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili.
I Paesi dove sono più diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove - denuncia la Coldiretti - appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita. ''Siamo di fronte a un inganno globale per i consumatori - ha rilevato il presidente della Coldiretti Sergio Marini - che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana e che sul piano internazionale va combattuto cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l'obbligo di indicare in etichetta l'origine dei prodotti alimentari''.
Ad inaugurare il museo del falso alimentare il ministro del Welfare Maurizio Sacconi. "Siamo anche noi parte di quella battaglia per l'etichettatura obbligatoria dell'origine dei prodotti agroalimentari di cui l'Italia è apripista in Europa", ha dichiarato Sacconi. "Chiediamo alla Commissione Ue maggiore tutela dei nostri prodotti tipici sui mercati esteri - ha continuato - l'estensione dell'etichettatura d'origine, già ottenuta per l'olio, agli altri prodotti è quindi opportuna, per una questione di trasparenza. Solo la trasparenza può garantire di continuare senza problemi nel processo di globalizzazione dei mercati e nella contemporanea tutela dei prodotti tipici".

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