20 apr 2011

Vescovi sul film di Moretti: Habemus Papam? Opera complessa ma superficiale

'Habemus Papam' è ''una parabola sulla rinuncia che il mestiere furbo ed esperto di Moretti lega anche e comunque alla cassa di risonanza massmediatica che la scelta del mondo vaticano comporta. Dal distacco tra lo scenario scelto e l'approccio un po' elementare nel descriverlo, deriva che il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come complesso e segnato da superficialità''. E' questo il giudizio espresso dalla Commissione nazionale valutazione film della Conferenza episcopale italiana, sull'ultima opera del regista romano. ''Sulla crisi di identità che attanaglia il neo eletto pontefice - sottolineano i vescovi - il regista getta uno sguardo di comprensione ampia e generosa, la radiografia di una 'repulsione' improvvisa, che non trova origine né lascia intravedere soluzioni''. ''Quando decide di svincolarsi e di girare senza meta per Roma, Melville è (o dovrebbe essere) l'uomo isolato, la cui solitudine è resa più acuta dall'impossibilità di rivelarsi per intero''.
Quindi ''il lieto fine che si stava profilando viene scavalcato e qui Moretti precisa che 'quasi ogni lettura è lecita', con ciò scaricandosi da eventuali riferimenti di cronaca''.
In ogni caso ''la vicenda del Papa, comunque sofferta, sembra però distaccarsi da quella della vita dei cardinali in attesa: qui Moretti torna a dare spazio al clima spensierato, quasi infantile che attraversa molti suoi titoli''. ''I porporati infatti - si afferma - ingannano l'attesa con giochi vari e finiscono con l'accettare la proposta del torneo di pallavolo. Così, peraltro coerente con la propria formazione culturale, Moretti intesse una specie di favola onirica, mai cercando di toccare temi più pertinenti all'ambientazione scelta''. In definitiva, ''preoccupato più di divertirsi che di riflettere, il regista manovra con disinvoltura le pedine della propria recita, mescolando cinema e teatro, documento e finzione, e chiudendo il cerchio in una amara soluzione finale che significa l'impossibilità di essere adeguati ai ruoli cui siamo chiamati''.
Intanto dalle colonne di 'Avvenire' il direttore Marco Tarquinio, rispondendo oggi a diversi lettori che intervengono con pareri diversi sul film di Moretti, critica l'intervista di Fabio Fazio al regista romano e, soprattutto, la risposta che quest'ultimo ha dato all'appello, ospitato qualche giorno fa dal quotidiano dei vescovi, in cui il vaticanista Salvatore Izzo linvitava i cattolici a boicottare il film. All'appello di Izzo ricordato da Fazio a Moretti durante la trasmissione 'Che tempo che fa' di domenica, eloquente è stata la replica del regista: ''Lo possono boicottare dopo averlo visto...''.
Una battuta alla quale risponde il direttore del quotidiano Cei sottolineando che è quanto ha fatto Marina Corradi, la giornalista cui era stato affidato il compito di recensire l'opera. Al contrario l'intervento de vaticanista Salvatore Izzo rappresentava un contributo personale ospitato dal quotidiano ma non la posizione ufficiale di Avvenire.

fonte: Adnkronos

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