23 mar 2012

Lavoro, la riforma arriva in Cdm Fornero: nessuna marcia indietro


Sull'art.18 "eviteremo abusi". Lo ha assicurato il premier Mario Monti. "Abbiamo percepito una diffusa preoccupazione e cioè che il binario dei licenziamenti economici possa essere abusato con aspetti di discriminazione" ha spiegato Monti. 
Ma il governo si impegna affinché questo rischio non si verifichi perché "è nostro dovere evitare discriminazioni con un minimo di attenzione alla stesura del testo. Su questo mi impegno".
Domani dunque la riforma del mercato del lavoro approderà in Cdm. A fare il punto in serata è il ministro Elsa Fornero. Che ha subito annunciato: "So che c'e' molta attesa, impazienza ed incertezza ma neanche stasera consegneremo il documento sul lavoro".
Documento, ha aggiunto il ministro, "vasto, comprensivo, ambizioso, risultato di un dialogo durato, secondo alcuni troppo, secondo altri troppo poco, ma per noi quanto basta per avere idee sufficientemente mature".
A tenere banco è sempre l'articolo 18. ''Non lo aboliamo" mette in chiaro Fornero. "Tendiamo a distinguere le fattispecie del discriminatorio, del licenziamento di carattere oggettivo per il quale prevediamo l'indennizzo e del licenziamento a carattere disciplinare soggettivo per il quale diciamo che sara' il giudice a decidere tra il reintegro e indennizzo''. Il ministro quindi assicura: "Non stiamo dando alle imprese la liberta' di licenziamenti facili". La nuova riforma del mercato del lavoro non determina uno smantellamento dell'articolo 18. La soluzione trovata ''e' equilibrata e mi sono anche offerta di andarlo a spiegare nelle assemblee sindacali ma - sottolinea il ministro - mi hanno detto che e' meglio di no''.
Nonostante i dubbi emersi anche fra Cisl e Ugl - oltre alla contrarietà netta della Cgil - Fornero ribadisce che "non c'e' assolutamente alcuna marcia indietro, questo deve essere chiaro. Il governo semmai fa passi avanti". Quindi ha annunciato che "domani il documento di policy sara' discusso e fatto proprio dal Cdm che decidera' anche il veicolo normativo con cui trasferire questo documento in una proposta di legge".
Dai sindacati questa mattina era partito il pressing per modificare le norme sui licenziamenti economici. L'obiettivo è quello di ottenere che sia il giudice a decidere, in caso accertasse l'insussistenza della motivazione, anche con la possibilità di reintegrare il lavoratore e non solo con l'eventualità di indennizzarlo (15-27 mensilità) come prevede il documento del governo.
In una nota Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl, afferma: ''Anche la Cisl vuole cambiare la norma sui licenziamenti economici e fare una riforma del lavoro credibile. E' quello su cui ci stiamo impegnando in queste ore. Anche noi vogliamo il modello tedesco. Speriamo che con il sostegno del Pd, lo otterremo e chiariremo tutti insieme ai lavoratori la bontà delle soluzioni che abbiamo trovato". "Se dal processo emergono motivi diversi da quelli economici, cioè abusi, il licenziamento deve essere considerato nullo", ha detto Bonanni.
Anche "l'Ugl chiede al governo che per i licenziamenti per motivi economici sia previsto anche il reintegro e non solo l'indennizzo".
Stop invece a qualsiasi modifica al nuovo articolo 18 arriva dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. ''Qualsiasi indebolimento dell'articolo 18 non è accettabile. Senza una flessibilità in uscita la riforma non avrebbe senso, allora meglio non farla'', ha detto il leader degli industriali.
Da Bruxelles il commissario Ue al lavoro e affari sociali Lazslo Andor ha dichiarato di augurarsi che "le autorità italiane e le parti sociali continueranno a lavorare insieme in modo costruttivo per raggiungere i migliori risultati possibili").
Oggi intanto c'è stato un nuovo incontro tra governo e parti sociali . E' saltata, a quanto s'apprende, la discussione sulla flessibilità in uscita in quanto è stata già affrontata. L'esame si è focalizzato, tra gli altri, sui punti relativi all'apprendistato, lavoro intermittente o a chiamata, part time. Si tratta, insomma, di una discussione per avere il contributo delle parti sociali sulla totalità della riforma da portare domani in Consiglio dei ministri.
Una stretta è in arrivo sulle false partite Iva. Per evitare che queste forme contrattuali nascondano forme di lavoro subordinato, il testo che il governo ha illustrato alle parti sociali fissa 'paletti' precisi: il contratto sarà trasformato in contratto di lavoro subordinato nel caso in cui il rapporto di lavoro duri più di sei mesi nell'arco di un anno o quando il lavoratore ricavi più del 75% dei propri corrispettivi da questo rapporto, nonostante abbia anche più di un committente; o quando abbia una postazione di lavoro presso l'azienda con cui collabora.
fonte: Adnkronos


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